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La nostra Storia

I Trulli di Alberobello

Oltre ad essere singolare per i suoi caratteristici trulli, Alberobello  acquista carattere di singolarità anche per la sua storia. E’ stato uno dei primi comuni a liberarsi dal feudalesimo e il primo agglomerato umano sul territorio si ebbe verso l’inizio del XV secolo e per tutto il secolo successivo, sotto il dominio dei  Conti di Conversano, sino al 1797, anno in cui il villaggio ottenne dal Re di Napoli, Ferdinando II di Borbone, il nome dì città reale.

Rione_Monti

Il nome attuale “Alberobello” deriva dal latino “silva aut nemus arboris belli” (selva). Nel 1481, il  Conte Andrea Matteo Acquaviva richiamò alcuni nuclei familiari in questo territorio perché si provvedesse alla coltivazione delle terre: si trattò, quindi, in massima parte di contadini, i quali avevano l’obbligo di riservare ai Conti di Conversano un decimo dí quanto ricavavano dalla coltivazione di queste terre. Nel contempo venne concessa facoltà a questi lavoratori di costruire abitazioni a secco, senza malta, a carattere provvisorio, in modo tale che le stesse potessero essere smantellate in fretta in caso di ispezione regia: bisognava abbatterle smantellandone la cupola, metodo efficace per evitare le tasse sui nuovi insediamenti imposte dal Regno di Napoli e, di certo, anche un buon deterrente per i proprietari riottosi. Queste abitazioni, che inizialmente presero il nome di  “casedda” ed in seguito di “trullo”, erano realizzate con “chiancole”, pietre locali, ricavate dalla roccia, piatte e lisce, di cui era piena la zona. La maggior parte degli storici concorda che questa tecnica edilizia sia nata dalla tecnica dei muretti a secco. Le  casedde/trulli  aumentavano con ritmo crescente, provocando il malcontento del ceto nobile del paese che aspettava l’autorizzazione di poter costruire a calce. Inoltre gli stessi abitanti dei trulli iniziavano a mal sopportare la sopravvivenza in tale tipo di abitazione, sempre col timore di doverle smantellare in seguito a precisi ordini del conte; e di ciò si ha notizia: infatti, avuto sentore di una prossima ispezione regia si fecero abbattere in una sola notte tutti i frulli esistenti.

Il 9 maggio 1797 una commissione di 7 audaci rappresentanti della comunità decise di recarsi dal Re a Taranto, in occasione di una sua visita, per esporre la loro inquietudine e la loro ferma ribellione, assetata di libertà, non più disposti a tollerare la disperata situazione. Così il 27 maggio 1797 il Re inviò il decreto di libertà dalla tutela feudale. Nello stesso anno un decreto dell’autorità regia concesse la facoltà di poter costruire a cotto. Soltanto nel 1800, però, cominciarono a costruirsi case civili abitabili, ma sempre a trullo.

Nel 1811 il municipio ebbe ragione in una lite che lo oppose al Conte di Conversano, in seguito ad una concessione che il governo di Gioacchino Murat aveva tolto al Conte ed assegnato al Comune in merito ad una estensione di territorio pari a 3.801.584 ha. denominato “Bosco Selva“, ricco di piante ad alto fusto e che oggi è trasformato in un ridente bosco. Nel 1814 venne nominaato il primo parroco arciprete “don Vito Onofrio Lippolis” dichiarando Alberobello spiritualmente indipendente.

Rione Monti e Rione Aia Piccola

Trullo SovranoIl 25 settembre 1820 fu istituita la fiera del Bestiame e nel 1840 venne benedetto il primo cimitero fuori dal paese. Tra il 1910 e il 1930 venne elevato il Rione Monti, eccezionale per le sue costruzioni a trullo e non doveva essere deturpato da costruzioni moderne che mutassero la linea caratteristica del paesaggio. Con lo stesso decreto nel 1930 vennero dichiarati Monumenti Nazionali: Rione Aia Piccola, interamente popolato da trulli ed abitato da 415 cittadini; Trullo Sovrano, caratteristico perché fornito di un primo piano anch’esso a trullo; Casa D’Amore, posta al centro del paese per essere stata la prima abitazione costruita a cotto, con malta e calce e per essere stata sede del primo municipio di Alberobello.

 

Il  Rione Aia Piccola , oggi Patrimonio UNESCO, ubicato sul versante sud-est di Alberobello, separato dal Rione Monti dal Largo delle Fogge, agli inizi del XIX secolo contava 400 trulli , che si affacciavano su otto piccole strade, abitati da circa 1300 abitanti. Il suo nome, secondo quanto scrive lo storico locale Notamicola, deriva dal fatto che, nel suo estremo lembo orientale, vi era, nel secolo XVI, un’aia piccola in contrapposto ad una grande, che esisteva in Piazza delle Erbe  , dove c’è ancora oggi il granaio del Conte ed è possibile anche visitarlo. Aia Piccola fu costruita quando, col crescere dei raccolti (e si presume anche della popolazione e delle terre coltivate) sotto il dominio del conte, l’aia grande si era resa insufficiente per i bisogni agricoli. Conseguentemente, la parte del paese che si estese da quel lato, prese il nome da quell’importante particolare.
Nel Rione Aia Piccola  vi erano inoltre: la corte di Giangiacomo e quella di Pozzo Contino. Le Corti erano costituite da uno spiazzo o cortile, circondato da un muro di cinta, dove venivano alloggiate nell’arco della notte le pecore e le capre dai pastori. Esse erano una sorta di masserie urbane. Attualmente la Aia Piccola è l’unica zona rimasta abitata e qui è possibile scoprire scorci suggestivi, che testimoniano l’aspetto che buona parte del paese doveva avere fino a qualche decennio fa, come Via Duca degli Abruzzi, via Giuseppe Verdi, via Cristoforo Colombo, via Galileo Galilei.

I Nostri Trulli

I nostri trulli sono situati nel Rione Aia Piccola in via Giuseppe Verdi 21 e 26 al centro di questo rione, dichiarato Monumento Nazionale dal 1930.

Abbiamo ereditato questi due trulli dai nostri antenati.
Antenati

Il mio bisnonno si chiamava Sabato Domenico, nato a Putignano nel 1840 e vissuto fino al 1924, e la moglie Dell’Erba Anna, soprannominata “Ann u rus”, nata ad Alberobello nel 1838 e vissuta fino al 1932. La mia bisnonna, proprio in questi trulli aveva un negozio di generi alimentari, all’epoca chiamato “cantina”, mentre il marito era un proprietario terriero. Alla loro morte, i trulli andarono in successione ai miei nonni, Sabato Luigi (1874-1958) e Molitemi Serafina (1887-1982) e, in quell’occasione, furono trasformati in abitazione. Alla fine del 1800, mio nonno, da Alberobello, emigrò in America e vi rimase per dodici anni: prima in America Latina e poi si spostò negli Stati Uniti dove conobbe e sposò mia nonna, anche lei alberobellese. Negli Stati Uniti, mio nonno Luigi aveva un calzaturificio con trenta operai e mia nonna Serafina aveva un’azienda per la lavorazione del cotone con venti operai e, per questo motivo, al loro ritorno vennero soprannominati “I Boss”, nomignolo che poi ha ereditato anche mia madre. Al loro rientro ad Alberobello, nel 1923, i trulli furono restaurati secondo il metodo dell’epoca. Successivamente sono passati in eredità a mia madre  Sabato Anna (1926-2012) e, alla sua morte, li ho ereditati e restaurati nel loro attuale splendore.

Luigi Conserva

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